domenica 11 aprile 2010

Le ragioni di un'espulsione - 2


Riprendiamo la narrazione dell'antefatto.

Dalla lettura delle mail che si succedono sulla "lista circoli", apprendo che sull'argomento "intitolazione dei circoli" si è già tenuta - poco tempo prima - una discussione sulla "lista uaar" (accessibile a tutti i soci che abbiano effettuato la procedura di iscrizione), per ragioni che ignoro, essendo io iscritto solo alla prima. In quella sede, la discussione è stata rinviata all'imminente assemblea annuale dei coordinatori di circolo, fissata per i primi di novembre a Rimini (come da tradizione). Mi viene più volte rimproverato, da alcuni partecipanti al dibattito da me suscitato, di aver effettuato un colpo di mano, anticipando una decisione senza aver atteso il pronunciamento dell'assemblea, e a nulla serve ricordare ogni volta che non potevo essere al corrente della suddetta discussione non essendo iscritto alla lista uaar, mentre sulla lista circoli l'argomento non era stato toccato. Ma, com'è noto, a lavare la testa al ciuccio si perde il tempo, l'acqua e il sapone...

A Rimini il dibattito è acceso e serrato. Io ripropongo le ragioni a sostegno della decisione unanime del circolo di Bari e faccio presente che un eventuale rifiuto potrebbe indurre diversi soci a dimettersi, a cominciare dal sottoscritto. Preciso che non si tratta di un discorso ricattatorio (anche se alcuni dei presenti lo recepiscono come tale), ma solo della doverosa segnalazione di un malessere che da tempo serpeggia tra i soci del circolo da me coordinato, dovuto anche ai miei resoconti sui fatti accaduti nei mesi precedenti (sinteticamente elencati nel post "Risposta a Fabio Milito Pagliara - 2"). Per quanto mi riguarda, faccio presente che avrei grosse difficoltà a continuare a far parte di un'associazione nella quale una splendida proposta come la nostra dovesse venir respinta con aride motivazioni burocratiche (delle quali, inoltre, non si coglie la ratio) e con il mancato rilascio di ridicole patenti di laicità a millenni di distanza (come ha giustamente rilevato, con l'acume che lo contraddistingue, il caro Giacomo Grippa, l'altro eretico espulso dall'UAAR in quanto - anche lui - libero pensatore).

Il dibattito viene chiuso da un intervento del segretario, Raffaele Carcano, che propone - questa volta saggiamente - una moratoria: i circoli già in possesso di un'intitolazione (Roma e Lecce già da tempo, ed ora anche Bari) potranno conservarla fino al prossimo congresso nazionale, previsto per l'autunno del 2010, mentre eventuali nuove richieste verranno respinte fino ad allora. Poi, a seconda delle modifiche statutarie adottate dal congresso, tutti i circoli potranno scegliersi un'intitolazione o, in caso contrario, spariranno anche quelle già adottate.

E' chiaro che, con un Comitato Centrale (!) interamente e convintamente orientato ad evitarle, anche le tre intitolazioni in vigore avrebbero avuto i mesi contati. Comunque, per quanto effimero, il risultato ottenuto è una vittoria, e, appena rientrato a Bari, lo comunico ai soci del circolo con un messaggio intitolato "CE L'ABBIAMO FATTA (PER ORA)!".

In questa mail riporto un resoconto dell'assemblea di Rimini, completa di retroscena (come la solidarietà e l'affinità di vedute manifestatemi da alcuni fra coordinatori e referenti provinciali) e di giudizi sugli interventi idioti di alcune delle solite pecore che debbono seguire a tutti i costi i loro capi, anche quando la loro fedeltà li porta ben oltre i limiti imposti dalla decenza e dalla salvaguardia della dignità personale. Il tono è ironico e colloquiale, nello stile con il quale mi sono sempre rivolto ai soci del circolo, grazie anche alla splendida atmosfera - assolutamente informale - di collaborazione ed amicizia che ha sempre caratterizzato i nostri rapporti, tanto da vivere la partecipazione alle riunioni ed alle iniziative con il senso di appartenenza ad una "grande famiglia" (espressione usata da diversi soci entusiasti). C'è stato qualche piccolo incidente di percorso in precedenza, ma credo sia fisiologico in un circolo che, nel frattempo, è cresciuto fino ad arrivare a 66 unità.

L'unico momento di tensione degno di nota, peraltro relativa, si è verificato nell'aprile del 2009, pochi giorni prima del nostro Darwin Day. Avevamo deciso, come molti altri circoli, di promuovere una raccolta di firme per una petizione da presentare al Sindaco di Bari relativa all'intitolazione di una strada a Charles Robert Darwin. La raccolta di firme sarebbe stata annunciata proprio al Darwin Day, anche perché il periodo era propizio: ci trovavamo infatti in piena campagna elettorale per le elezioni amministrative, quando generalmente i candidati sindaci sono più propensi a rispondere ad iniziative del genere. Subito dopo la fine dell'ultima riunione prima dell'evento, tenutasi una settimana prima di esso, un socio, E.R., mi ha però ricordato che a Bari esiste una strada intitolata al famigerato Nicola Pende, l'endocrinologo ed accademico pugliese autore e primo firmatario del "Manifesto della razza" del 1938, nel quale si afferma - con motivazioni pseudoscientifiche - che gli Ebrei non appartengono alla razza italiana (!), fornendo così al regime fascista il pretesto per emanare, pochi mesi dopo, le leggi razziali, una vergogna per la quale le scuse degli Italiani agli Ebrei ed al mondo intero non saranno mai abbastanza; infatti, la persecuzione che ne scaturì culminò con le deportazioni dei cittadini italiani di religione ebraica nei campi di sterminio nazisti. Io ho colto al volo il suggerimento implicito nell'informazione del socio: si presentava una grande occasione per chiedere non solo l'intitolazione di una strada barese a Darwin, ma anche per la sostituzione del nome di Pende con quello di Darwin, di uno scienziato vile, infame e fasullo con un grande ed autentico scienziato. Nei giorni seguenti ho inviato una mail ai soci per informarli della novità, ma con mia grande sorpresa - ed indignazione - diversi di loro si sono opposti con motivazioni assurde, inconsistenti ed incomprensibili. Io credo che il motivo di fondo fosse il timore di creare problemi all'uno o all'altro candidato alla carica di Sindaco, preoccupazione che era però in piena violazione dello statuto dell'UAAR che definisce l'associazione "apartitica". Alcuni di coloro che inizialmente si erano dichiarati a favore, hanno ritirato la loro adesione nel vedere svariati soci opporsi con forza all'iniziativa. Ciononostante, fra coloro che avevano risposto alla consultazione telematica il numero dei favorevoli è risultato identico a quello dei contrari, e grazie al mio voto favorevole la maggioranza - per quanto risicata - si è espressa positivamente. Per tener conto di ciò, ho deciso di presentare due petizioni distinte, in modo che tutti potessero firmare a favore di Darwin senza per questo dover necessariamente esprimersi anche contro via Pende, ma la delusione è stata atroce, e mi ha costretto a ridimensionare l'idea che mi ero fatto della statura morale ed intellettuale di diversi soci.

Subito dopo l'invio del mio resoconto sull'assemblea di Rimini, tre soci di Bari inviano una mail agli altri soci locali ed all'antipapa Carcano - primo della lista dei destinatari - dissociandosi "dai toni e dalle parole usate" dal sottoscritto. Va evidenziato che: i) due di essi (D.C. e N.T.) furono fra i primi ad opporsi all'iniziativa per il cambio di denominazione di via Pende, e dal Darwin Day (tenutosi parecchi mesi prima) avevano smesso di essere soci attivi del circolo; ii) il terzo (A.D.), iscrittosi all'UAAR proprio in occasione del Darwin Day, aveva manifestato sin dall'inizio un atteggiamento ipercritico ed immotivatamente aggressivo nei miei confronti; iii) tutti e tre, essendo soci inattivi, non si erano espressi né a favore né contro l'intitolazione del circolo ad Ipazia, né avevano lanciato segnali di dissenso quando io informavo i soci dei miei contrasti con i vertici UAAR.

La mia risposta è immediata ed indignata, di fronte a quella che non esito a definire una porcata: quelle mail sono scritte con evidente malafede con l'intento di mettermi in difficoltà in un momento di per sé già molto delicato, e di cercare di stabilire un'alleanza con una dirigenza nazionale a me ostile per i problemi che, nello svolgimento del mio incarico, le avevo creato. Non ho problemi a riconoscere ad ogni socio il diritto di rivolgersi al segretario, se il comportamento del coordinatore gli appare scorretto, ma i suddetti gentiluomini non avevano neppure chiesto un chiarimento interno (che non avrei avuto difficoltà a concedergli), prima di scomodare il "grande capo". Il quale, a sua volta, non perde l'occasione che gli viene offerta e prende subito le parti dei contestatori, sia con le mail spedite ai soci baresi, sia con quelle inviate sulle liste nazionali, dove si scatena un nuovo linciaggio morale contro di me.

Vale la pena ricordare che il socio barese D.C., in una mail interna al circolo nell'ambito del dibattito scaturito dalla brillante iniziativa sua e dei suoi due degni compari, scrive - senza vergognarsene neanche un po' - la seguente frase: "Sulla questione di intitolare il circolo ad Ipazia non ho proferito parola perché è un argomento che non mi entusiasma molto ed anche perché in generale sono concorde, ma non particolarmente interessato: per quanto mi riguarda il circolo potrebbe essere intitolato anche a Mazinga-Zeta!".

Ogni commento è superfluo. Il bello di avversari del genere è che non c'è alcun bisogno di screditarli: provvedono a farlo da soli, ed in modo assai più efficace. E' sufficiente lasciarli agire e parlare, al resto provvederà la loro stessa natura.

E sono persone di questo livello che la dirigenza nazionale dell'UAAR sceglie come alleate nel tentativo di mettere in difficoltà coordinatori "scomodi". Evidentemente intelligenza, creatività e cultura non sono qualità ritenute importanti dai membri del CC; ciò che conta davvero è la fedeltà ai gerarchi, e, come dice Silvano Vergoli (anch'egli del CC), "cantare nel coro in armonia con le altre voci". Mi dispiace, Silvano, ma il ruolo di voce bianca non mi è mai stato congeniale.

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