Questa volta non parlerò dell'UAAR, ma del Papa e della Chiesa (ai quali, comunque, l'UAAR ed il suo Segretario si stanno conformando in modo impressionante). In particolare, parlerò di una recente predica del Pontefice nella quale ha invitato i cristiani a disobbedire alle leggi dello Stato quando queste sono considerate "ingiuste" dalla Chiesa, come "l'uccisione di bambini innocenti non ancora nati".
Sarebbe contraddittorio, da parte mia, negare al Papa ed ai suoi seguaci il diritto di esprimere liberamente il loro pensiero, ma il discorso di Ratzinger va ben oltre tale espressione. Si tratta di un'evidente esortazione, da parte di un Capo di Stato, a violare le leggi di altri Stati. Ciò è particolarmente grave nei confronti dello Stato italiano, poiché costituisce una violazione di quel Concordato dal quale derivano immensi privilegi e vertiginose elargizioni di denaro pubblico a favore del Vaticano. Inoltre, se un comportamento del genere viene considerato legittimo, si legittimano di conseguenza anche i rappresentanti di altre religioni ad invitare i fedeli a violare le leggi statali.
Molti laicisti affermano pubblicamente di non nutrire risentimento nei confronti della Chiesa e delle esternazioni dei suoi rappresentanti, ma di essere piuttosto indignati per il comportamento di una classe politica che è sempre pronta a genuflettersi dinanzi ai gerarchi d'Oltretevere. Non sono d'accordo. Il Papa dovrebbe rivolgersi alle coscienze dei fedeli, esortandoli a non compiere - in prima persona - atti contrari agli insegnamenti della Chiesa. Il Papa ha tutto il diritto di dire: "Ti dichiari cattolico? Allora non devi divorziare, abortire, avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, ecc. ecc.". Non ha però il diritto di esortare i cittadini italiani a violare le leggi dello Stato, così come non può cercare di imporre anche ai non cattolici - cristiani protestanti e dissidenti, eterocredenti e non credenti - i suoi divieti, poiché non è in grado di dimostrare scientificamente che: i) Dio esiste; ii) se esiste, è proprio quello di cui parla la Chiesa, e che la Chiesa afferma di rappresentare in terra; iii) se esiste, ed è proprio quello di cui parla la Chiesa, la sua volontà coincide con quei divieti.
C'è molta violenza, molta sopraffazione in questi tentativi di imposizione dei propri precetti, tipici tutte le religioni basate su presunte - ed indimostrabili - verità rivelate. E nessun rispetto per il pensiero degli individui, credenti compresi.
Tutte le persone sensate considerano sbagliata l'uccisione di un essere vivente, anche se spesso è inevitabile (per nutrirsene, o per legittima difesa, o altri motivi), ma i punti di vista cominciano a divergere quando bisogna stabilire, ad esempio, se sia lecito rispettare la volontà dell'essere stesso quando sceglie di porre fine alla sua esistenza e non può farlo autonomamente, o se un ammasso informe di cellule privo di un sistema nervoso possa essere già considerato una persona. La Chiesa, come qualsiasi altro soggetto, dovrebbe rispettare la volontà di chi non si riconosce nei suoi insegnamenti, limitandosi a pretendere l'obbedienza dei suoi seguaci, poiché chi fonda la propria morale su dogmi e presupposti non dimostrabili non può pretendere obbedienza anche da parte di chi non le riconosce alcuna autorità morale. Ed uno Stato degno di questo nome dovrebbe abolire un Concordato che viene sistematicamente violato da una delle parti contraenti.
Non si può pretendere che una Chiesa che ha massacrato Ipazia di Alessandria e bruciato Giordano Bruno (per tacere di tutto il resto) possa sviluppare da sola l'auspicata apertura verso il libero pensiero, ma sarebbe sacro dovere delle istituzioni pubbliche porre un argine ai suoi continui tentativi di sopraffazione. Anche perché, nonostante le tante scuse presentate dai Pontefici per gli errori commessi in passato (nel caso di Galileo hanno impiegato solo tre secoli e mezzo per rendersi conto di aver sbagliato), essi continuano imperterriti a commetterli. Sempre gli stessi.
Sarebbe contraddittorio, da parte mia, negare al Papa ed ai suoi seguaci il diritto di esprimere liberamente il loro pensiero, ma il discorso di Ratzinger va ben oltre tale espressione. Si tratta di un'evidente esortazione, da parte di un Capo di Stato, a violare le leggi di altri Stati. Ciò è particolarmente grave nei confronti dello Stato italiano, poiché costituisce una violazione di quel Concordato dal quale derivano immensi privilegi e vertiginose elargizioni di denaro pubblico a favore del Vaticano. Inoltre, se un comportamento del genere viene considerato legittimo, si legittimano di conseguenza anche i rappresentanti di altre religioni ad invitare i fedeli a violare le leggi statali.
Molti laicisti affermano pubblicamente di non nutrire risentimento nei confronti della Chiesa e delle esternazioni dei suoi rappresentanti, ma di essere piuttosto indignati per il comportamento di una classe politica che è sempre pronta a genuflettersi dinanzi ai gerarchi d'Oltretevere. Non sono d'accordo. Il Papa dovrebbe rivolgersi alle coscienze dei fedeli, esortandoli a non compiere - in prima persona - atti contrari agli insegnamenti della Chiesa. Il Papa ha tutto il diritto di dire: "Ti dichiari cattolico? Allora non devi divorziare, abortire, avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, ecc. ecc.". Non ha però il diritto di esortare i cittadini italiani a violare le leggi dello Stato, così come non può cercare di imporre anche ai non cattolici - cristiani protestanti e dissidenti, eterocredenti e non credenti - i suoi divieti, poiché non è in grado di dimostrare scientificamente che: i) Dio esiste; ii) se esiste, è proprio quello di cui parla la Chiesa, e che la Chiesa afferma di rappresentare in terra; iii) se esiste, ed è proprio quello di cui parla la Chiesa, la sua volontà coincide con quei divieti.
C'è molta violenza, molta sopraffazione in questi tentativi di imposizione dei propri precetti, tipici tutte le religioni basate su presunte - ed indimostrabili - verità rivelate. E nessun rispetto per il pensiero degli individui, credenti compresi.
Tutte le persone sensate considerano sbagliata l'uccisione di un essere vivente, anche se spesso è inevitabile (per nutrirsene, o per legittima difesa, o altri motivi), ma i punti di vista cominciano a divergere quando bisogna stabilire, ad esempio, se sia lecito rispettare la volontà dell'essere stesso quando sceglie di porre fine alla sua esistenza e non può farlo autonomamente, o se un ammasso informe di cellule privo di un sistema nervoso possa essere già considerato una persona. La Chiesa, come qualsiasi altro soggetto, dovrebbe rispettare la volontà di chi non si riconosce nei suoi insegnamenti, limitandosi a pretendere l'obbedienza dei suoi seguaci, poiché chi fonda la propria morale su dogmi e presupposti non dimostrabili non può pretendere obbedienza anche da parte di chi non le riconosce alcuna autorità morale. Ed uno Stato degno di questo nome dovrebbe abolire un Concordato che viene sistematicamente violato da una delle parti contraenti.
Non si può pretendere che una Chiesa che ha massacrato Ipazia di Alessandria e bruciato Giordano Bruno (per tacere di tutto il resto) possa sviluppare da sola l'auspicata apertura verso il libero pensiero, ma sarebbe sacro dovere delle istituzioni pubbliche porre un argine ai suoi continui tentativi di sopraffazione. Anche perché, nonostante le tante scuse presentate dai Pontefici per gli errori commessi in passato (nel caso di Galileo hanno impiegato solo tre secoli e mezzo per rendersi conto di aver sbagliato), essi continuano imperterriti a commetterli. Sempre gli stessi.
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