martedì 30 marzo 2010

Il film su Ipazia sta per uscire in Italia!!!


Finalmente! Con forte ritardo rispetto alla Spagna, sta per uscire in Italia (il 23 aprile) il film "Agorà", del grande regista spagnolo Alejandro Amenábar, sulla vita (e la tragica morte) di Ipazia, la grande scienziata e filosofa vissuta tra il IV ed il V secolo ad Alessandria d'Egitto, fatta a pezzi da un gruppo di monaci assassini perché era una donna che osava occuparsi di scienza e perché si era rifiutata di convertirsi al Cristianesimo.
Il ritardo è dovuto alla protratta ed apparentemente inspiegabile riluttanza delle società distributrici ad acquistare i diritti del film per l'Italia. Non sono un fanatico della dietrologia, ma è innegabile che la storia di Ipazia, che mostra il vero volto del Cristianesimo delle origini, possa dar fastidio a molte persone, e non è difficile immaginare che le gerarchie vaticane possano tentare di tenerla nascosta in tutti i modi possibili, e, insieme a loro, tutti coloro che ad esse sono in qualche modo legati.
Quando abbiamo organizzato, come circolo UAAR di Bari (intitolato proprio ad Ipazia), la conferenza di Adriano Petta (coautore del grande e documentatissimo romanzo storico "Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo", La Lepre Edizioni, con prefazione di Marherita Hack), ho inviato più volte ai giornali, televisioni e siti internet locali un comunicato stampa per informarli dell'evento, ma nessuno ne ha dato notizia, ed hanno purtroppo partecipato solo trenta persone, all'incirca. Peccato, perché la conferenza è stata interessantissima, e la lettura di alcuni brani del libro da parte della giovane e brava attrice Enza Molinari l'ha resa ancor più avvincente. Sembra che la figura di Ipazia faccia ancora paura, e non solo alla Chiesa. Pertanto, la visione del film è un atto dovuto per tutti coloro che la ammirano e che non vogliono che la sua vita luminosa ed il suo martirio vengano dimenticati, e, più in generale, lo è per tutti coloro che considerano la libertà di pensiero ed espressione un diritto umano fondamentale.
L'uscita del film servirà anche a ricordare ai dirigenti nazionali dell'UAAR ed al loro gregge che dovranno vergognarsi per sempre per essersi opposti all'intitolazione del circolo UAAR di Bari ad Ipazia di Alessandria, giudicata (testuali parole dell'antipapa Carcano) una "credente neoplatonica irrazionale", così irrazionale da essere annoverata dai suoi contemporanei fra i più grandi matematici, fisici ed astronomi del suo tempo, e che, grazie alla misoginia della Chiesa, fu l'ultima donna matematico per oltre un millennio.

3 commenti:

Carlo Desantis ha detto...

Egregio Sig. Puglisi lei si erge ad interprete del pensiero di Ipazia in mancanza di fonti certe, non le sembra?
Carlo Desantis

Stefano Puglisi ha detto...

Egregio sig. Desantis, in tutti i miei scritti su Ipazia (sia in questo blog, sia su "Cronache Laiche" - www.cronachelaiche.com) non ho mai fatto affermazioni che non fossero suffragate dalle fonti storiche in nostro possesso, come gli scritti dello storico - contemporaneo di Ipazia - Socrate Scolastico e le lettere di Sinesio alla stessa Ipazia.

Se lei ritiene di disporre di fonti alternative, o di riscontrare incongruenze fra le mie affermazioni e le fonti da me citate, è gentilmente invitato ad argomentare le sue critiche in modo chiaro e puntuale.

Anonimo ha detto...

Mi pare del tutto irrilevante. Le idee prescindono dai nomi. Che Ipazia sia esistita esattamente per come ce la riportano le fonti, o che non lo sia; che le fonti siano invece incerte esse stesse nella loro attendibilità, o invece siano tanto complete quanto attendibili - nulla cambia.
Certamente c'è un qualcosa che è Ipazia, e anche se Ipazia non fosse Ipazia, avremmo pur sempre qualcuno che chiamandosi diversamente è invece proprio Ipazia... - che Omero esista o meno, non ci priva delle tematiche della Odissea, e che Odisseo sia esistito o meno non ci priva di atti rari ma eroici, e che la guerra di troia non sia mai stata combattuta o meno non ci priva del problema dell' esser reduci dall' Inferno.

Dovendo scegliere, sto con Stefano. Spostare una tematica animica sul livello formalistico della ricostruzione storica, significa dissimulare una agenda politica :-)